Il nome di questo vino, oltre che al suo particolare colore, è legato ad una leggenda: questa narra che Giuda, dopo essere morto, si fosse amaramente pentito di aver tradito Gesù e che questi, in segno di perdono, lo fece resuscitare.
Giuda si ritrovò in carne ed ossa nell’Oltrepò Pavese e precisamente nel comune di Broni. La leggenda narra che gli abitanti del posto lo volessero uccidere, a causa di quello che aveva fatto a Gesù e che Giuda, per salvarsi la vita, come dono, risanò le viti, che in quel periodo erano afflitte da una malattia.
I viticoltori del posto per ringraziarlo diedero così il suo nome al vino che produssero con le viti ormai guarite.
Secondo il disciplinare, il Sangue di Giuda può essere prodotto solo in alcune microzone dell’Oltrepò Pavese orientale e precisamente nei territori dei comuni di Broni, Canneto Pavese, Castana, Cigognola, Pietra de’ Giorgi e Stradella.
In queste microzone il terreno si presenta particolarmente argilloso e calcareo ed è in grado di conferire al vino le sue tipiche caratteristiche organolettiche. .
Il Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese, chiamato anche semplicemente Sangue di Giuda, è un vino rosso che è possibile produrre solamente nella provincia di Pavia.
Si tratta di un vino che ha ottenuto la Denominazione ad Origine Controllata nel 2010 e che è presente in tre tipologie: normale, frizzante e spumante.
Essendo uno dei vini più difficili da lavorare, perchè ottenuto da vitigni con diversi tempi di maturazione, il disciplinare viene incontro ai viticoltori, lasciando loro una certa libertà di manovra: generalmente si usa raccogliere le diverse uve e farle fermentare separatamente per poi aggiungerle alle altre.
Si tratta tra l’altro di un’operazione tutt’altro che semplice, dalla quale dipende se non tutto, ma una buona parte del risultato finale.
Il vitigno del Sangue di Giuda Secondo il disciplinare, il Sangue di Giuda, nelle tre tipologie normale, frizzante e spumante, può essere prodotto solo ed esclusivamente con questi vitigni: con uve Barbera, nella misura dal 25% al 65%, con uve Croatina, nella misura dal 25% al 65%; con uve Rara, Ughetta, chiamata anche Vespolina e Pinot nero, assieme o separatamente, fino ad un massimo del 45%.
Le uve Pinot Nero sono state integrate successivamente dal disciplinare, su richiesta dei coltivatori, anche se alcune cantine sono rimaste fedeli alla prima indicazione, dove erano indicate solamente le uve Barbera, Croatina, Rara ed Ughetta.
La forma di allevamento consentita è a controspalliera, i sistemi di potatura devono essere di tipo tradizionale ed è permessa l’irrigazione di soccorso.
La resa massima dell’uva in vino deve essere del 70% per tutte e tre le tipologie: se la resa supera il 70%, ma non oltrepassa il limite del 5%, l’eccedenza di vino non potrà fregiarsi della DOC.
In caso di superamento di tale limite, tutta la produzione di vino non potrà fregiarsi della Denominazione ad Origine Controllata.